lunedì 8 marzo 2010

C'ho davvero...

...poco da dire, e questo è grave dopo 10 giorni di blog. Ma dopo il silenzio giustificato di ieri non posso esimermi dal rischiare il posto - che comunque mi scade tra poco più di due settimane, quindi non è che rischi molto - per scrivere qualcosa visti gli avvenimenti di questi giorni.

Ieri son stato a Montecatini a vedere una partita di cui avrei fatto sicuramente a meno. Convengo con me stesso che mi ero ripromesso di non parlare di basket: sovvergo il corollario e lo cambio con "parlerò di basket il minor numeri di post possibile", e le etichette che appiccico ad ogni post - quelle parole sconnesse apparentemente senza significato che trovate in fondo ad ognuno - saranno testimoni di questa promessa. Dopodichè, ometto di dire che le mie promesse hanno più o meno il valore di quelle di un marinaio nel bel mezzo di una tempesta di Jim Bean, come senz'altro si sono accorti da molto tempo gli sfortunati che son riusciti maggiormente ad avvicinarsi a me. Un marinaio è una persona che lavora in mare e ci passa talmente tanto tempo che pure quando giunge in terra ferma, quando si mette a pisciare gli pare che il cesso balli la lambada. Si presenta pressapoco così:

















Comunque, per chiunque ne fosse interessato, il prodotto di ciò che ho visto lo potete trovare qui.


Veniamo agli Oscar 2010. Non posso nascondere una certa soddisfazione per la sostanziale sconfitta di Avatar: se fossi come il fratello di Rino Gaetano, che "non ha mai giudicato un film senza prima vederlo", sarei sicuramente una persona politicamente corretta che offre a qualsiasi vaccata il beneficio del dubbio. Siccome mio fratello, in realtà, si chiama Roberto, posso permettermi di affermare che ogni film che si propone come la rivoluzione del cinema finisce col starmi tra le balle (senza offesa, James Cameron: amici come prima). Il problema è che personalmente concepisco il cinema come un luogo dove vedere belle trame e buone sceneggiature: se sono ottime o geniali, ancora meglio. Non vado al cinema per vedere esplosioni minuziose, non mi interessa se un particolare è talmente veritiero anche se fatto al computer tanto che sembra che sia la realtà ad averlo disegnato male, anzi non me ne frega niente se col computer ormai riusciamo a superare la realtà tanto da inventarcene una nuova di sana pianta in cui c'è un pianeta di ometti blu - i nuovi puffi? - che avendo il pistolo e la topa spalancata hanno le loro pulsioni amoroso-sessuali come noi. I puffi sono uno strano tipo di ometti blu, che si presentano pressapoco così:






















Avatar e la tecnologia 3d potranno anche arricchire il cinema, ma a me puzzano di fumo negli occhi lontano un miglio: se uno non c'ha molto da dire, controlla nel portafoglio e ti getta addosso uno tsunami di effetti speciali, di modo tale da farti rimanere stordito come un pugile suonato annichilendo la tua capacità di giudizio sul film in sè stesso. Farò la figura del troglodita ma gli effetti speciali devono necessariamente seguire una storia che ha senso di esistere, altrimenti è come mettere le lucine di natale addosso a vostro nonno piuttosto che ad un robusto abete.


Detto questo, vi devo confidare che non penso proprio andrò a vedere il film della Bigelow: ho una particolare avversione da un pò di tempo a questa parte verso quelle pellicole che vincono il premio come Miglior Film in America. Non so sinceramente se è proprio il fatto che abbiano vinto che me li rende indigeribili, o perchè effettivamente oltre oceano si divertano a dar premi ai film che non mi piacciono. Ad esempio, Slumdog Millionaire l'ho trovato veramente un film banale, in cui la fiera dei buoni sentimenti si incrocia con un finale al miele d'acacia e qualche ridicolo balletto indiano. Inoltre, la domanda finale che vale al protagonista la vittoria di 1 milione di qualsiasi cosa abbiano come moneta in India è di una facilità disarmante: è come chiedere ad un napoletano qual era quel calciatore che negli anni '80 vestiva la maglia partenopea col numero 10 ed è considerato uno dei giocatori più forti di tutti i tempi.
Aggiungete pure che la Bigelow non azzeccava un film dai tempi di Strange Days e che ha fatto scalpore per i suoi gusti sessuali, e secondo me la frittata è fatta. Non siete ancora contenti? Allora sappiate che il film parla, in senso non certo polemico, di una guerra americana: essendo un premio americano, direi che ci siano abbastanza indizi affinchè possa esser stato l'ennesimo Oscar che finirà col non piacermi o rimarrà semplicemente ignorato su Sky.
Nel prossimo post mi dilungherò sulle altre scelte: con buona pace di chi ha esultato quand'ho esordito dicendo che oggi avevo poco da dire. A tra poco...

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