martedì 30 marzo 2010

L'urna decreta...

Quel che non sono riuscito ad esprimere precedentemente in prosa e ho tentato di esprimere in immagini e istantanea, tento ora di specificarlo meglio in rima. E' diventata bella lunga: spero non vi annoi, ma che volete, o vi annoiate voi a leggerlo o mi annoiavo io a non scriverlo, sono al lavoro... quindi come si suol dire, meglio a voi che a me. Tra l'altro, domani è il mio ultimo giorno di contratto: si prevede un drastico calo di interventi sul blog, temo...


L'urna decreta solitario trionfatore
ma in pratica ognuno s' incorona vincitore.
I motti sovrastan i sorrisi e le bandiere
squallidi emblemi, fasulle figure
immolate a una misera eterna memoria
rimbalza tra orgoglio, arroganza e poi boria.


Si riscontra un criterio per interpretare
persin la fredda cifra d'una percentuale:
vera è sì alfine la nota convenzione
che in fondo matematica è solo un'opinione!

Quest'arte scompagina gli stupidi e stolti
li mescola a onesti a sprone di insulti
riesuma morti introversi e silenti
per mettergli in bocca opinioni attraenti
incuranti ed immemori dell'altrui modello
l'ignoranza è il più antico e severo flagello:

si fonde all'ignavia di proprie poltrone
piazzate dinanzi alla televisione
le immagini penetran persino il più acuto
e il proprio pensiero riman così muto.

E' nuova credenza che in democrazia
la colpa ricada un pò a mezza via
tra sciocchi che lasciano al proprio padrone
qualsiasi licenza e libera azione
e sciocchi che stuzzican proprio languore
con cariche aggiunte di nuovo spessore

gli stessi infine dicono che chi governa è specchio
d'un popolo ormai avvezzo a sostenersi su un ginocchio
che siamo schiavi e vittime di ciò che meritiamo
siam soggiogati e martiri di quello che scegliamo.

Rimembro a questi scettici che forse hanno scordato
cos'è democrazia quale forma d'uno stato
che maggioranza impone raziocinio e spiegazione
foss'anche aguzza e smilza la finale sottrazione:
incide assai poco se alfin la differenza
è misera ed esigua confrontata a minoranza.

Dunque rispettosamente provo a risarcire
l'immagine dei tanti che osaron dissentire:
coloro che governan se li sono meritati
soltanto gli individui che li hanno nominati!

Agli altri resta il fiasco d'una rappresentazione
che tenga affatto conto della loro posizione
per poi sentirsi dire quando tutto va in malora
che anch'essi sono degni dell'inetto che dimora
oppure se il governo fa qualcosa di decente
gli viene rinfacciato che non meritano niente.

Un cittadino non si può permetter l'imprudenza
d'essere in difetto della propria reverenza
e quando poi decidono che è meglio non schierarsi
d'ignominia e verecondia finiscono cosparsi.

E forse è proprio vero che persino i contenuti
di entrambe le compagini si sono un pò perduti
giungendo a coincidenza di molti degli aspetti
che in odierno passato decidevano i verdetti:
è un pò tutto più simile ad un supermercato
si simula di scegliere un prodotto ricercato

uguale a tanti altri che non sono poi diversi
e senza realizzarlo, ci siamo tutti persi
il labirinto è fatto da show televisivi
che vendono ammoniaca, sapone e detersivi.

In questo letamaio ormai in calcificazione
è facile trovarsi qualche giustificazione
sottrarsi dalla scelta, che forse non esiste
optar per defilarsi dietro a frasi qualunquiste
decider di non muoversi neanche d'una virgola
che tanto ogni fazione risponde a una sola regola

che è quella di coloro che detengon gli interessi
a cui tutti i politici rimangon genuflessi:
indugian malcelati dalle loro marionette
e intanto s'intrattengono a cambiargli le etichette.

Siamo sprofondati in una Torre di Babele
fatta di improperi, di risposte e di querele
in cui vige la legge di chi grida un pò più forte
di chi per primo riesce a sprangare le proprie porte
mettendosi al sicuro da un qualsiasi cambiamento
staccando la morale da qualsiasi turbamento.

Siamo prigionieri d'un inferno fatto a strati
con liste di iscrizione, bolli e certificati
incapaci di capir ciò che si può gettare via
dispersi dentro il limbo della burocrazia.

Null'altro posso dire che non scada nel banale
e già c'è sprofondato questo sproloquio verbale
è un piccolo compendio d'un quotidiano sfogo
d'avere sulle spalle un opprimente giogo
rimangon come al solito incertezze irrisolte
e sbagliando non si impara che a sbagliare due volte.

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