venerdì 19 marzo 2010

La gente deve aver scambiato...

...Fabio Volo con Oscar Wilde. Ciò risulta evidente se come me siete dei buoni osservatori e soprattutto dei discreti cagacazzi. Mi son convinto che ci sia un forte equivoco in atto, semplicemente dando un'occhiata ai gruppi a cui la gente si iscrive su Facebook. Forse avete ragione: dovrei passarci meno tempo. Ma siccome una parte del mio lavoro consiste anche nello stare su Facebook, almeno lasciatemici trovare i lati positivi. Comunque: è indubbio che il social network rappresenti bene il mondo, o per lo meno una cospicua parte di esso. Per analogia, si può dire che gli italiani iscritti a Facebook rappresentino più o meno fedelmente un campione piuttosto vasto di ciò che è l'Italia in questo preciso momento storico: dunque, ciò che pensa, ciò che ritiene importante, ciò che fa.


Se siamo d'accordo su questa non indispensabile premessa, allora dovete convenire che, se c'avete fatto caso, una percentuale forte di persone si iscrive a gruppi di aforismi coniati da Fabio Volo. In un certo senso stimo Fabio Volo: o per lo meno, lo ignoro senza farmi venire nemmeno troppa orticaria. Si presenta pressapoco così:




















Se non si fosse capito, questa è una foto di Fabio Volo, e non dell'orticaria. Comunque.

Dandogli il beneficio del dubbio - d'altronde, non mi ha fatto niente di male - sono pressochè convinto che non sia poi colpa sua se è stato preso come un pozzo di saggezza. L'ex comico delle Iene in fondo non ha fatto niente di troppo diverso da ciò che altri ex comici han fatto prima e dopo di lui: specificatamente, cavalcare l'0nda del successo mediatico finchè durava riempiendo librerie e cinema di opere letterarie. Diciamo che la celebrità di Fabio Volo è più o meno paragonabile a quella della Litizzetto: come Luciana, la sua fama è durata di più perchè si è scoperto un briciolino più talentuoso dei vari comici che passano da Zelig che riempiono i cassonetti della nostra mente di immondizia indifferenziata fatta di carta straccia, film di serie zeta e tormentoni.

Però suvvia, non esageriamo. Non posso fare a meno di pensare che una tale autorevolezza di pensiero non venga tanto da quanto gli aforismi di Volo siano illuminanti, quanto piuttosto da quanto la nostra pigrizia mentale ci induca a leggere più volentieri i libri che mi consiglia l'Euroclub - vedi un post o due più in basso - invece di Gogol, di Vonnegut, di Pessoa o Pirandello, per citare solo i primi che mi passano per la testa. Non è che Gogol sia meno illuminante di Fabio Volo: anche solo il prenderlo in considerazione mi fa rabbrividire. E' che siamo - mi correggo, siete - più portati ad ascoltare il comico sospinti da un'ignoranza conquistata a fatica ed ora sbandierata ai quattro venti come un vessillo di cui andare fieri. Più o meno così:





















"Cambia posto al cuore con il cervello: impara a pensare con il cuore e ad amare con la testa"; "Ricordati, la vita è una malattia mortale, per cui bisogna godersela. Oggi stai bene? Approfittane!"; "Spesso si vive come se fosse per sempre e ci si dimentica degli attimi.". Cosa c'è di così illuminante in queste frasi?


Ci sono frasi che sembrano come definizioni: le leggi, e in quel momento hai la sensazione che nessuno potrebbe mai aggiungere o togliere qualcosa senza renderla incompleta o ridondante. Ed è come se da qualche parte tu sapessi che c'era questa definizione: ti basta trovarla per capire che c'è sempre stata e sempre ci sarà, perchè nessuno può dirlo meglio di così. Ecco: questo non vale per ciò che dice Fabio Volo. Ogni volta che leggo quello che scrive ho la netta sensazione che qualcun'altro ha sicuramente saputo dire ciò che lui intendeva affermare in maniera mille volte migliore. Senza offesa per Fabio: penso che pure lui non si reputi l'esempio migliore di "caso letterario" da seguire. E infatti questo non è un messaggio diretto a lui, ma a coloro i quali si fermano alle sue frasi e pensano: "Santo Dio quant'è fico quello che dice". Ragazzi: non smettete mai di cercare, e non impantanatevi in ciò che scelgono i media per voi. E' la cosa peggiore che potreste fare a voi stessi.

2 commenti:

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  2. Paolo, qui ti volevo! Finalmente! Era qualche giorno che ero in astinenza dal tuo blog, e ritornarci leggendo questo tuo pensiero, proprio subito dopo aver passato due giorni a meditarci seriamente sopra ed a ricercarne spunti illustri in merito, lo trovo una stupefacente coincidenza!!! Come al solito, il mio paio di appunti:
    1) Vedi che in un periodo hai esagerato con i "quanto", forse perché in preda alla sindrome di Tony Renis: "... dimmi quanto quanto quanto!"
    2) Sono stato illuminato dalla tua riflessione riguardo la atemporalità dell'aforisma. Una definizione senza tempo, una sintesi perfettamente scolpita negli abissi dell'animo umano, la traduzione geniale in linguaggio comune del viaggio di una mente coraggiosa, della sua anabasi e catabasi, per dirla in termini classicistici! Ed è per questo che, al fine di sottolineare al meglio la tua chiusa e il tuo messaggio salvifico nei confronti delle singole persone e dei giovani in particolare, ti cito un aforisma di uno tra i più grandi intellettual italiani del XX secolo:

    "Cosa è un uomo medio? È un mostro, un pericoloso delinquente, conformista, colonialista, razzista, schiavista, qualunquista!”

    Pier Paolo Pasolini, dal film "RoGoPaG", episodio "la Ricotta", del 1963.
    Chiarisco solo un aforisma già comunque abbastanza comprensibile: "L'uomo medio è un fascista!" (L'aforisma è la corona pasoliniana di un pensiero comune a molti intellettuali dell'epoca, per altro attuale e ampiamente condivisibile, ovviamente degno di accuse e censure da parte della nostra generosa società di allora. Per fortuna, per questioni di ordine pubblico, oggi di Pasolini non se ne sa praticamente nulla. E' preferibile lo humor di Francesco Totti, che poi è pure beneficienza!)

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