
Girati per il lungo, quei due cerchi formano il simbolo umano che rappresenta l'infinito. Ma comunque.
Anche la sera è stata interessante: son rimasto in casa, e questa è solitamente una condicio sine qua non per annoiarsi. Fuori non è che ci sia granchè da fare, ma in un modo o nell'altro trovo sempre il modo per passare decentemente il tempo, e questo ovviamente è male la domenica.
Come dicevo precedentemente, il mio inconscio ha qualche problema, poichè il sogno che ho fatto durante la notte ad assurdità batte il precedente 3-0. Il 3 e lo 0 sono altri numeri della nostra scala decimale. Il secondo, in particolare, è anche il simbolo umano che rappresenta il niente, e si disegna più o meno così:

Il mio sogno può dividersi in due parti distinte, di cui davvero non riesco a capire il legame. Nel primo frangente ero su un aereo, cosa che mi capita spesso di sognare per il latente, leggero senso di inquietudine che tento di reprimere ogni volta che ci salgo: insomma, il mio inconscio ha sempre voglia di fregarmi. Assieme a me c'erano mia madre e il Dr. House: l'aereo era di una compagnia araba, e stavamo volando alla volta della Russia. Due cose contribuivano a far salire la mia angoscia: la prima, il fatto che l'hostess arabo digrignasse i denti; in seconda battuta, che avevamo deciso di decollare col portellone aperto. Detto per inciso, un aereo si presenta pressapoco così:

Detto per inciso, il nostro era molto più piccolo. Fortunatamente, al decollo sfioriamo in maniera impercettibile un altopiano, su cui decidiamo di far sbarco approfittando del portellone aperto, lanciandoci alla kamikaze fuori dall'aereo, fottendo gli arabi che sicuramente avevano cattive intenzioni. Quel bastardo del mio inconscio è intriso di luoghi comuni quanto una piadina fritta fatta bene è intrisa d'olio.
Questo non so bene come ci porta alla seconda parte del mio sogno. Ero alle elementari, e per non so quale ragione pure in punizione. La punizione consisteva nell'iniziare per primo una prova a cui la maestra ci aveva sottoposto. Detto tra noi, non penso di confondere i sogni col ricordo se dico che la mia maestra delle elementari menava e pure forte: una volta ha preso per i capelli me e il mio compagno di banco, ci fece fare due giri per poi sbattere la testa dell'uno contro quella dell'altro. Comunque.
Venivo lanciato a tutta velocità lungo uno stretto corridoio su una specie di coperchio per far diminuire l'inerzia che inevitabilmente avrebbe avuto il mio peso sul pavimento, inducendomi a quel punto al massimo a rotolare. Finito il corridoio dovevo superare una rete alta pressapoco così:

Infine, avrei dovuto rispondere a un indovinello. Non so se ogni tanto date un'occhiata all'"Eredità" di Carlo Conti su Rai 1: io vengo costretto da mia nonna. La prova finale consiste nell'indovinare la cosa che lega 5 parole che ti vengono date. Io me ne ricordo tre: Eriksen, Miranda, Kolossal. Alla fine ovviamente vinco io con un colpo di genio e mando la risposta giusta tramite cellulare alla maestra. La maestra a quel punto non risponde a me, ma comunica direttamente a un'altra mia amica che era stato decretato il vincitore, e che potevano pure smettere di spremersi le meningi. Avevo vinto: il sogno era finito.
Ah, dimenticavo... la soluzione era: "Roma".
Devo farmi curare?

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